Riccardo non risponde esattamente al cliché dell’artista. Quello che lo spinge è pura passione, una passione cominciata sul finire degli anni ’70, lasciata sopita per due decenni, e poi esplosa con un’edizione di Paratissima di qualche anno fa. Per capire meglio il suo pensiero artistico, che cosa si nasconde dietro quell’occhio sempre presente nei suoi disegni, abbiamo deciso di incontrarlo.
Abbiamo parlato di arte, della vita di provincia (Riccardo è di Brusasco, piccolo paese del Monferrato), e della sua passione per la musica. Partiamo da quest’ultima: “La musica per me è fondamentale, è il legante di tutto, non posso dipingere senza. Ho avuto la grande fortuna di frequentare l’ambiente musicale negli
anni ’70, quando la musica era lo strumento di aggregazione per antonomasia.
Era l’epoca punk, avevo anche un gruppo, ovviamente: al concerto di Santana per il mio primo concerto siamo partiti in apecar!”.
Una musica che in quegli anni influenzava l’arte: “Pensa alla copertina di Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols: un esempio di mail art perfetta.”
Riccardo estrae dalla sua borsa uno spartito, è tutto disegnato. “Sono una spugna, amo riciclare la vecchia carta. Lavoro in serie, posso fare 30/40 pezzi di getto, e questo sistema creativo ha portato al mio tratto stilizzato, che in quasi tutti i disegni parte dall’occhio, il mio personale occhio sul mondo. Mi interessa più il supporto che il disegno”.
Gli chiediamo se si sente quasi di appartenere alla recycled art. “No, nel mio lavoro non è presente un vero e proprio riciclo. Cartone, vecchi poster, spartiti: mi pare quasi che quei pezzi mi parlino”.
“In quali autori ti riconosci?” La risposta di Riccardo è una triade: “Picasso. Warhol. Bansky. Negli ultimi 100 anni l’arte è imprescindibile da questi tre nomi . E poi amo Basquiat e Keith Haring, a cui devo molto, e che mi hanno aiutato negli anni ’80 ad avvicinarmi a quel tipo di arte.”
Riccardo, infatti, comincia a disegnare in quegli anni : “É stato un passaggio graduale, lentamente il mio interesse dalla musica si è spostato verso il disegno. Conosco il mondo della street art dagli albori, ma non ne faccio parte. Ad esempio, i miei disegni sono lasciati liberi per la strada, mi piace cospargere la città di fogli, piuttosto che lasciarli statici sul muro. Diventa così tutto condivisibile, preferisco lo scambio, mi piace collaborare con altri artisti. Poter lavorare con Jins, Weed, Halo Halo è stata una grande occasione di confronto: devo molto a Jins che, grazie alla sua esperienza, mi ha molto motivato e Weed che conosco personalmente da poco tempo e con cui ci siamo trovati subito in sintonia".
Una domanda ci sorge spontanea: “Allora i social network sono un terreno fertilissimo, possiamo immaginare...” Riccardo annuisce: “La rete è fondamentale, e già prima dell’avvento dei social network seguivo e collaboravo con autori americani, conosciuti sui loro siti web”.
E il prossimo obiettivo? “ Vorrei creare qualcosa di più mirato. Dare a quell’occhio un pensiero da esprimere, farlo passare da osservatore a comunicatore”.
Ringraziamo Riccardo, che prima di lasciarci ci regala alcuni suoi disegni, il suo occhio ora osserva anche la nostra redazione.
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