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giovedì 21 febbraio 2013

STREET ART: "Portable river", il fiume che ti puoi portare a casa!

Si fanno chiamare Luzinterruptus, e sono un anonimo collettivo spagnolo molto attento alle tematiche ambientali. Per In the middle of the street, un festival dedicato agli spazi pubblici che si tiene ogni anno a Caracas, i Luzinterruptus hanno creato l'installazione Portable river, un finto fiume nel bel mezzo della strada.



Migliaia di sacchetti sigillati, contenenti qualche litro d'acqua e un finto ecosistema di pesci e alghe. I passanti ne sono rimasti affascinati e un po' alla volta hanno cominciato a raccogliere i sacchetti per portarseli a casa.



Un esperimento riuscito, di grande impatto visivo e sociale, per sensibilizzare le persone sul tema della privatizzazione dell'acqua e sull'importanza della salvaguardia di un bene così prezioso.

Fonte: Cosa ne sai tu


lunedì 11 febbraio 2013

SCENOGRAFIE URBANE: Illusione o realtà? Tutto è possibile con Julian Beever, il mago della pavement art!

Gli illusionisti del XXI° secolo sono street! Non usano la bacchetta magica, ma gessetti colorati con cui creano vere e proprie illusioni tridimensionali sui marciapiedi delle grandi città. Julian Beever, inglese, classe 1959, anche soprannominato “Pavement Picasso”, è forse il più conosciuto artista della pavement art, tant’è che i suoi lavori sono presenti in ben 28 paesi diversi.


Il suo trucco? L’anamorfismo, ovvero un’illusione ottica per cui una immagine che viene disegnata sul piano (in questo caso il marciapiede) in modo distorto, ci apparirà tridimensionale quando la si guarda da un preciso punto di vista.



Quindi, fate bene attenzione quando camminate per strada, perché potreste pestare una delle sue opere e ritrovarvi nel mezzo di un fiume, su un grattacielo o in chissà quale altro fantastico scenario!


mercoledì 23 gennaio 2013

STREET ART: "Second Skin", il murales che si decompone.

Quanto dura la vita di un murales? Dev'esserlo chiesto anche Zed-1 quando ha immaginato il suo "Second Skin", il murales che si decompone.


Il vestito che vedete nella foto qui sopra è fatto di carta incollata in modo da staccarsi poco alla volta, lasciando vedere poco alla volta l'interno del corpo.



Lo sapevamo già, ma ora grazie a Zed-1 ne siamo più consapevoli. Anche i murales hanno una vita!

Fonte: Blouin.






giovedì 17 gennaio 2013

STREET ART: Raccontami una favola. I lavori di Francesco NOx

“C'era una volta una dolce bimbetta; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna che non sapeva più che cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e poiché‚ le donava tanto, ed ella non voleva portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso.”
Così comincia la favola di Cappuccetto Rosso, secondo i Fratelli Grimm: lo scorso novembre abbiamo incontrato nuovamente la bambina della favola sui muri di Paratissima, e questa volta le fila del racconto erano mosse da Francesco NOx.


Infatti in molti, a Paratissima, si sono chiesti che cosa rappresentasse il disegno, che cosa Francesco  volesse dire con quella maschera calata sul volto di Cappuccetto.  Hub09 l’ha incontrato e insieme abbiamo parlato di lupi, bambine perse nel bosco, e non solo.

“Non è la rivisitazione di nessuna favola.  In realtà per me Cappuccetto Rosso è uno strumento, un tentativo di mettere in discussione quello che ci viene inculcato fin da piccoli, un retaggio culturale che noi tendiamo a portare avanti nella vita senza analizzare e criticare. Nella favola viene esaltata una figura, il cacciatore,  attraverso un capo espriatorio, in questo caso il lupo. L’uccisione di un essere vivente viene vissuto come fatto positivo. Ho scelto di raffigurare Cappuccetto Rosso con una maschera, come se il lupo non esistesse. Una figura così dolce e innocente diventa essa stessa un cattivo.”

“ E allora chi è buono, chi è cattivo?” “Non esiste un buon o un cattivo assoluto, da un lato l’innocenza, la dolcezza, e di fronte il lupo, totalmente all’opposto. E credo che questa contrapposizione serva solo per giustificare la violenza”.

“Come finisce allora la favola?”“ Poco prima di Paratissima ho realizzato un’altra opera, dove Cappuccetto Rosso  riceve una proposta di matrimonio dal lupo. Ho immaginato diversi finali per la fiaba, e cercherò di tradurli in altri lavori. Non voglio dare nessuna morale,  voglio offrire qualcosa su cui discutere. E lo faccio in tutto le opere.”


“ Come con la Clessidra?”
“Banalmente è soltanto il tempo che scorre. Vorrei pensare a come impieghiamo il tempo, se davvero lo facciamo perché siamo convinti o perché conosciamo un solo modello. Pensa a quelli che si spostano dalla periferia al centro città, su un treno bestiame. Credo sia  importante rispetto alla variabile tempo  tenere in considerazion la qualità, piuttosto che la quantità.”

Un  tema affronta altre volte da Francesco  ad esempio con  La Ballerina e il corvo, ancora una volta due soggetti all’opposto: “Il sacrificio, la purezza contro  la tristezza e la bruttezza del corvo. Per me è un tentativo di vedere due facce della stessa medaglia. Il corvo regala una clessidra alla ballerina. E regala questo tempo per dare alla ballerina più tempo per realizzare i propri desideri. Sarà la ballerina a stabilire il valore di quel regalo”.


In quest’ottica per Francesco, il percorso artistico non è fondamentale, mentre lo diventa la comunicazione attraverso il paradosso, obiettivo del suo lavoro. “Tramite il paradosso, lancio un imput: l’opera sul muro e con la sua opposizione di contenuti, diventa qualcosa a cui ciascuno di noi attribuiscw il proprio significato. Non  riesco a schematizzare quello che sto facendo a livello artistico. L’unica pretesa è la consapevolezza  di quello che voglio dire e dei mezzi che ho a disposizione, senza essere banale”.

Per parlare dei suoi lavori utilizza Facebook, “ La comunicazione è semplice e veloce, e riesci a conoscere anche nuovi artisti. Pubblico normalmente i miei lavori su Flickr, sono riuscito a ottenere collaborazioni interessanti. Ho cercato di farlo con Opiemme, spero a breve di poter lavorare con lui.”

E ci sono altri artisti che ci consigli? “ BR1, amico oltre che collega, Fabrizio Sea Creative in mostra in questo momento al circolo torinese Amantes con l’espozione collettiva Across Rewriting, a cui partecipo anch’io, Elfo,  lo trovo geniale”. E tra i giovani? “ Orma Il Viandante e Maze, senza dubbio”.

Aspettando la prossima favola, ringraziamo Francesco.




sabato 5 gennaio 2013

SCENOGRAFIE URBANE: A Madrid il Safari si fa in città. Caccia alla street art con Madrid Street Art Project

Per fare un Safari non occorre perdersi nella natura: basta una città, o meglio una delle più vive e stimolanti capitali europee, Madrid.

Durante una piccola vacanza nella città spagnola, abbiamo deciso di dedicare una giornata a scoprire inediti angoli dei quartieri più interessanti e meno conosciuti. Con una veloce ricerca sul web abbiamo scoperto Madrid Street Art Project e i suoi Safari Urbani: una mail per prenotare il tour e il giorno dopo appuntamento al Barrio di Lavapiés, insieme a Diana e Guillermo – che ora conosceremo meglio – e una quindicina di ragazzi spagnoli.
  

Ed eccoci coinvolti in un coinvolgente safari – non in jeep, ma a piedi – che ci accompagna in angoli di Madrid in cui, da soli, non saremmo mai arrivati, e che ci fa conoscere da vicino non solo opere di street art, ma anche orti urbani al limite del meraviglioso e parte della storia culturale, artistica e sociale della città.

Perchè non far conoscere Madrid Street Art Project anche a voi? Ecco un’intervista a Guillermo e Diana, le anime del progetto.

Come è nata l’idea di Madrid Street Art Project?

Qualche anno fa ci siamo conosciuti nell’ambito di Gráfika, una mostra organizzata dall’Instituto Cervantes e dedicata alla street art, per la quale abbiamo organizzato alcune passeggiate per Madrid, alla scoperta dell’arte urbana.
Grazie alla passione in comune per questo linguaggio, abbiamo deciso di fondare un progetto tutto nostro ed è così che, mese dopo mese, ha preso forma Madrid Street Art Project.



Di cosa vi occupate?

L’obiettivo di Madrid Street Art Project è quello di appoggiare, diffondere, potenziare la street art, ma anche di farla vivere alla gente, di raccontarla partendo proprio dalla città di Madrid. Tutto questo attraverso diverse attività, come ad esempio Safari Urbani, laboratori, mediazioni in vista di interventi artistici in spazi abbandonati…

Parliamo dei Safari Urbani!

I Safari Urbani consistono in percorsi attraverso la città, alla scoperta di interventi artistici nello spazio urbano. Attraverso questa attività desideriamo fare conoscere meglio e più da vicino questo tipo di manifestazione culturale, darvi valore, creare dibattito e riflessione stimolando lo scambio di opinioni, durante la stessa visita, a proposito dello spazio pubblico e del suo uso.

Come si relaziona la città di Madrid con la street art?

La città in sé ha un buon rapporto con l'arte urbana ed è piuttosto attiva: ci sono persone che in questo contesto lavorano da ormai più di dieci anni, stimolando e producendo espressioni e interventi artistici nello spazio pubblico, rivolti a tutti.
Quanto alla parte istituzionale di Madrid, questa non la valorizza, nè la potenzia.


Collaborate con altre associazioni o istituzioni? 

Tutto quello che è collaborazione per noi è prezioso.
Una delle basi della street art è la condivisione: non possiamo che seguire la stessa filosofia, e durante quest'ultimo periodo stiamo costruendo le basi per diverse relazioni e iniziative con collettivi, associazioni e anche con alcune istituzioni.

Qual è il pubblico medio dei Safari Urbani?

Impossibile delineare un profilo definito, ai safari partecipa gente di tutti i tipi: ragazzi, gente più anziana, giovani coppie con bambini, studenti, professionisti del mondo della cultura. Da persone che non conoscono la street art, ma che ne sono incuriosite, ad altre che vi lavorano, studiando e diffondendo questo linguaggio. Ed è proprio questo che arricchisce il nostro progetto: ognuno porta con sé diversi punti di vista, arricchendo le conversazioni e gli scambi di idee durante i percorsi.


Vi chiediamo cinque luoghi o opere o artisti che a Madrid non si possono perdere.
E' davvero difficile sceglierne solo cinque!

1) Un centro sociale autogestito: Esta es una plaza, per il lavoro che ha stimolato nel quartiere, tra vicini, e la qualità degli interventi artistici che ospita (Roa, Ligen, Blu, Br1…)



   

2) Per la delicatezza e il luogo tanto sorprendente in cui si trova l’opera: l'Afrodita di Rosh.


3) Per il carattere effimero, la ribellione, la critica, cercate i lavori di Neko: interventi su tettoie, grate e affissioni pubblicitarie.


4) I murales giganteschi a cui non siamo abituati nella nostra città, di Sam3 e Blu nella zona di Madrid Río.



5) Gli interventi di E1000 su ringhiere, grate, porte e portoni in tutta la città: partono dal classico stile bombing di radice graffittara, ma parlano di un'estetica e di una relazione con lo spazio urbano del tutto nuova.


Grazie Diana e Guillermo!
E se passate per Madrid vi consigliamo di partecipare a un Safari Urbano – potete anche scegliere il quartiere su cui concentrarvi: vi promettiamo una caccia ricca e stimolante, che vi farà ancora più innamorare della capitale spagnola, e che vi permetterà di conoscerne angoli e aspetti nascosti ed emozionanti.

Il sito di Madrid Street Art Project + la pagina Facebook, dove potete seguire i Safari giorno per giorno.

Nota dei redattori: concordiamo il punto 1) e 2): imperdibili, sono stati i nostri luoghi preferiti!




sabato 29 dicembre 2012

STREET ART: Osserva, che a guardare sono capaci tutti... Hubblog incontra Riccardo Nervo

Quest’anno a  Paratissima,  manifestazione off di Artissima di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa,  abbiamo avuto il piacere di ospitare tra gli artisti del nostro stand Riccardo Nervo.

Riccardo non risponde esattamente al cliché dell’artista. Quello che lo spinge è pura passione, una passione cominciata sul finire degli anni ’70, lasciata sopita per due decenni, e poi esplosa con un’edizione di Paratissima di qualche anno fa. Per capire meglio il suo pensiero artistico, che cosa si nasconde dietro quell’occhio sempre presente nei suoi disegni, abbiamo deciso di incontrarlo.



Abbiamo parlato di arte, della vita di provincia (Riccardo è di Brusasco, piccolo paese del Monferrato), e della sua passione per la musica.  Partiamo da quest’ultima:  “La musica per me è fondamentale, è il legante di tutto, non posso dipingere senza.  Ho avuto la grande fortuna  di frequentare l’ambiente musicale negli
anni ’70, quando la musica era lo strumento di aggregazione per antonomasia.
Era l’epoca punk, avevo anche un gruppo, ovviamente: al concerto di Santana per il mio primo concerto siamo partiti in apecar!”.

Una musica che in quegli anni influenzava l’arte: “Pensa alla copertina di Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols:  un esempio di mail art perfetta.”


Riccardo estrae dalla sua borsa uno spartito, è tutto disegnato. “Sono una spugna, amo riciclare la vecchia carta. Lavoro in serie, posso fare 30/40 pezzi di getto, e questo sistema creativo ha portato al mio tratto stilizzato, che in quasi tutti i disegni parte dall’occhio, il mio personale occhio sul mondo. Mi interessa più il supporto che il disegno”. 

Gli chiediamo se si sente quasi di appartenere alla recycled art.  “No, nel mio lavoro non  è presente un vero e proprio riciclo. Cartone,  vecchi poster, spartiti: mi pare quasi che quei pezzi mi parlino”.


“In quali autori ti riconosci?” La risposta di Riccardo è una triade: “Picasso. Warhol. Bansky. Negli ultimi 100 anni l’arte è imprescindibile da questi tre nomi . E poi amo Basquiat e Keith Haring, a cui devo molto, e che mi hanno aiutato negli anni ’80 ad avvicinarmi a quel tipo di arte.”

Riccardo, infatti, comincia a disegnare in quegli anni : “É stato un passaggio graduale, lentamente il mio interesse dalla musica si è spostato verso il disegno. Conosco il mondo della street art dagli albori, ma non ne faccio parte. Ad esempio, i miei disegni sono lasciati liberi per la strada, mi piace cospargere la città di fogli, piuttosto che lasciarli statici sul muro. Diventa così tutto condivisibile, preferisco lo scambio, mi piace collaborare con altri artisti. Poter lavorare con Jins, Weed, Halo Halo è stata una grande occasione di confronto: devo molto a Jins che, grazie alla sua esperienza, mi ha molto motivato e Weed che conosco personalmente da poco tempo e con cui ci siamo trovati subito in sintonia".

Una domanda ci sorge spontanea: “Allora i social network sono un terreno fertilissimo, possiamo immaginare...” Riccardo annuisce: “La rete è fondamentale, e già prima dell’avvento dei social network seguivo e collaboravo con autori americani, conosciuti sui loro siti web”.


E il prossimo obiettivo? “ Vorrei creare qualcosa di più mirato. Dare a quell’occhio un pensiero da esprimere, farlo passare da osservatore a comunicatore”.

Ringraziamo Riccardo, che prima di lasciarci ci regala alcuni suoi disegni, il suo occhio ora osserva anche la nostra redazione.



venerdì 14 dicembre 2012

SCENOGRAFIE URBANE: Un gessetto per ogni desiderio. Il muro dei sogni da realizzare di Chasy Chang.

Vi ricordate di Chasy Chang? Circa un anno fa, l'artista interrogava i passanti di New Orleans dai muri  di una casa abbandonata su cosa volessero assolutamente fare prima di morire.


Nel giro di pochi mesi, i muri sono stati riempiti totalmente da messaggi scritti con gessetti colorati: un arcobaleno di parole pieno di desideri e speranze. E, mentre ci avviciniamo al Natale e alla fine di questo 2012, voi avete già pensato a cosa dovete assolutamente fare prima che il 2013 bussi alla nostra porta? Raccontatecelo!



Fonte: 123 inspiration



martedì 30 ottobre 2012

GRAPHIC DESIGN: Graphism in Turin. Luca Ledda, tra illustrazione e street art.

Questa settimana abbiamo incontrato Luca Ledda, giovane artista torinese a cavallo tra illustrazione e street art. “Sono nato a Torino nel 1984 e ho sempre vissuto qui”. Dopo il Liceo artistico e l’Istituto Europeo di Design, corso di illustrazione, Luca ha deciso di continuare il suo percorso artistico: "

L'espressione cover

Per la promozione dei suoi lavori Luca si affida a Internet :“ Ho inviato mail a chiunque per fare conoscere il mio portfolio on line su Flickr”. E Facebook? “ Ho creato da poco una pagina fan, e utilizzo il mio profilo personale per fare rete con altri artisti. Credo che il social sia un connubio tra scambio di opinioni e vetrina. Non per nulla oggi le gallerie utilizzano quasi più Facebook che il sito istituzionale”.

E a proprosito di web,  da poco Luca  ha aperto anche un Tumblr ed è comparso sulla sezione web della famosa rivista d’arte urbana di San Francisco, Juxtapoz.

Saint Paul's death

“É difficile affermarsi in Italia, dove le forme d’arte più innovative hanno poca visibilità. Torino è un’isola felice, con Bunker, La Fabbrica, Paratissima e Sketchmate a Chieri, dove ho dipinto i muri di un’intera aula scolastica”.


Sketchmate, Chieri

Luca ha partecipato anche ad un altro progetto di riqualificazione urbana torinese, lavorando a Borderland presso il Parco Michelotti. “ Vorrei ripetere questo tipo di esperienze, Torino ha un tessuto urbano che si presta molto a lavori del genere. Penso ad esempio a  Porta Palazzo e Barriera di Milano”.


Kadrabra, acrylic on wall

Tra gli artisti che l’hanno influenzato di più, Luca cita Jenny Saville, pittrice inglese: “Dallo stile macabro iperrealista”, Lucien Freud, l’italiana Nicoletta Ceccoli e Mark Ryden : “La copertina di Dangerous è un imprescindibile momento dell’illustrazione mondiale. Tra i classici non posso non citare tutti i pittori dell’arte rinascimentale, e soprattutto Michelangelo, avrebbe potuto fare l’illustratore”.

Le influenze non si fermano alla pittura : “Mi ispiro a tutto ciò che vedo spaziando tra i vari generi: da poco, ad esempio, ho collaborato con la linea di moda Born in Berlin per una serie di tshirt”.

I prossimi obiettivi? :“ Dopo l’esperienza a Barcellona per la fiera di Arte Contemporanea SWAB, ho deciso di dedicarmi alla realizzazione di una serie di quadri da proporre nelle gallerie, sia italiane, che straniere.”
 


Fat Nuggets, SWAB

Come sempre, abbiamo chiesto a Luca, giovani artisti da seguire. "Isaac Malakkai, Cisco Ksl, Cristian Blanxer, i ragazzi spagnoli che hanno partecipato con me per il progetto del cubo a SWAB. Tra gli italiani invece vi segnalo Diego Gammuto, fotografo e Marco Mazzoni, un illustratore da tenere d'occhio".

Rigraziamo Luca per il tempo che ci ha concesso e speriamo presto di poter partecipare ad una sua mostra. Trovate le illustrazioni di Luca su Facebook, sul suo profilo Flickr e su Tumblr.



giovedì 13 settembre 2012

SCENOGRAFIE URBANE: SUB URB ART Festival 2012. Il recupero dello spazio cittadino passa attraverso un Bunker.

Torino città grigia e industriale è uno stereotipo quasi ormai cancellato dalla direzione che la città sabauda è riuscita a intraprendere, che la sta vedendo trasformarsi in una metropoli più moderna e meno legata al modello fordista al’italiana. Torino, come tante altre città, vede sorgere nel suo paesaggio aree industriali dismesse in cerca di una nuova identità.

Oggi, vi vogliamo parlare proprio di questo:  come trasformare un’ex area industriale in luogo di aggregazione collettivo attraverso la creazione di uno spazio dedicato a esibizioni, concerti, mostre, conferenze,  per dirla con un’unica parola, forse riduttiva, a eventi culturali .

Ci troviamo nella parte nord della città, nell'area dell’ex stabilimento SICMA (Società Italiana di Costruzioni Molle e Affini), entrato in attività negli anni Venti e in disuso dal 2007, in un’area attigua allo scalo Vanchiglia in un fabbricato di 420 mq e una superficie all'aperto di circa 3.500 mq: qui è nato il Bunker, nome preso in prestito dal rifugio antiaereo contro i bombardamenti alleati costruito in piena Seconda Guerra Mondiale.  “Non potevamo scegliere un altro nome vista questa caratteristica così inusuale” ci spiegano i ragazzi dell’associazione Urbe (ve li ricordate? Quelli del Cantiere25), promotrice del progetto Bunker. Li abbiamo incontrati in concomitanza con il Festival SUB URB ART, che si svolge in queste settimane e si concluderà il 30 settembre prossimo. 


BunkerBar By Meno Design


Weed, SUB URB ART 2012 

Il festival è giunto alla seconda edizione, a distanza di dodici mesi dall’esperimento di via Foggia 28: “I 1500 mq di locali concessi dalla società proprietaria, in attesa di essere demoliti e riconvertiti in loft, erano  diventati luogo di contaminazione sperimentale per artisti internazionali ed emergenti che si sono confrontati con e dentro lo spazio; un contenitore indipendente di eventi culturali -fotografia, arte, teatro, architettura, design, musica – si è innescato un virtuoso processo di riqualificazione del singolo edificio e di una porzione di territorio periferico”. Su questo terreno fertile è nata la prima edizione del Festival: "mostra/evento, che ha avuto come protagonisti i muri della fabbrica, interpretati da oltre 40 artisti italiani e internazionali.


 MP5+To/Let, Prima edizione Festival SUB URB ART , Via Foggia 28
  
URBE vede la luce in quei giorni, per creare un soggetto che dialogasse con le autorità e proseguisse nel tempo il percorso intrapreso:  “Tutto è nato piuttosto spontaneamente, come un collettore: URBE raccoglie i “contenuti” che vengono proposti nello spazio scelto.  Ma la mission resta quella di modificare temporaneamente lo spazio industriale affidandolo ad artisti di strada e creando eventi che lo rendano fruibile sul territorio. E’ un percorso in divenire: il clou sarà il Festival in questi giorni dove l’ex fabbrica sarà ricoperta dei lavori degli street artist, italiani e internazionali”.


Sono circa 20 gli artisti che parteciperanno. Abbiamo incontrato vecchie conoscenze di Hub come Halo Halo e i suoi svarioni, ma anche l’artista indiano Rahul Mitra, di passaggio per una tournée europea.



Halo Halo at work, SUB URB ART FESTIVAL 2021



The Mushroom Collective


 

Rahul Mitra (India), in collaborazione con Mattia Lullini, HaloHalo, Weed





Gola+Kenor+H101, Sub Urb Art 2012


NeSpoon (Polonia), SUB URB ART 2012

E se il Bunker chiude le sue porte il 30 settembre, URBE non si ferma:  “Lavoreremo a Nizzart, il museo a cielo aperto,  finanziato in parte da La Stampa nelle undici aree individuate tra corso Vittorio Emanuele II e piazza De Amicis, investendo grandi facciate cieche: verranno distribuiti tra i vari artisti, per ospitare murales o installazioni artistiche.”
Consigliamo ai torinesi di non perdersi gli eventi di questa settimana e a tutti gli altri lettori chiediamo di raccontarci di altre esperienze cittadine di riappropriazione dello spazio urbano normalmente non utilizzabilee non utilizzato.

Il Bunker è aperto  dal martedì alla domenica dalle 15 alle 3 del mattino, trovate qui la pagina Facebook per seguire tutti gli aggiornamenti e le iniziative in corso.



venerdì 31 agosto 2012

SCENOGRAFIE URBANE: Potere alla parola. Hub09 incontra Opiemme.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Opiemme, artista a tutto tondo, poeta di strada dall’identità nascosta, un Apolinnaire post moderno in continuo gioco con le parole: non ama apparire, ma con le sue opere i muri delle nostre città si riempiono di messaggi che non possono lasciare indifferente l’osservatore.




 Sogni Infranti/Broken Dreams, Bimbi/Children, Kwame, 2009

Nato in Ungheria nella seconda metà degli anni ’70, ha vissuto in Liguria, ma attualmente la sua casa è Torino.

“Durante la mia adolescenza ho cominciato a scrivere poesie, è nato tutto dall'esame di maturità. Sui banchi di scuola ho sempre viaggiato con la fantasia, e per l’esame li ho letti con passione. Scrivendo mi sono però scontrato con l’ambiente poetico: aulico, chiuso, accademico. Con una poesia che per i più voleva dire noia, che non interessava i miei coetanei. Come portarla incontro alle persone? Come svecchiare la poesia? Con questa domanda in testa mi sono mosso verso direzioni e soluzioni, mi sono interfacciato ad ambienti che mi hanno avvicinato poco a poco al mondo dello street art. Ai primi del 2000 lavorando con l'associazione Il cerchio e le Gocce- fra i promotori del festival Picturin- ho partecipato all'organizzazione di un festival di graffiti, Street Attitudes. Il legame con la street art si è consolidato negli anni successivi e nel 2010 ho cominciato a utilizzare gli stencil nei miei lavori.”


Muere Lentamente, digital print on canvas 150x110 cm, 2009 

Tra le sue ispirazioni cita i grandi Roy Lichtenstein, Hans Hartung e i Gao Brothers, autori come Pessoa, Pascoli, Montale, Ungaretti, Brecht, Pinter e Wislawa Szymborska. E poi tanti spunti da artisti di arte pubblica e urbana ovviamente.

“ La mia ricerca ha un forte antecedente nella poesia visiva, in quella concreta, e nel gruppo '60. E ancora legami con la tipography art. Ne è un esempio uno dei lavori a cui sono più affezionato, The Great Wave of Kanagawa, un remix che prende spunto dai tag clouds del mondo del web applicati alla litografia di Hokusai”.



War for Peace, 2011. Glue and risiko tanks on wood, 43x34 cm 




Great Wave of Kanagawa, Hokusai Remix, 100x 70, 2010, stampa digitale


Opiemme rimane nascosto durante le sue mostre suscitando le reazioni più disparate tra la gente: “Mi è capitato di sentire commenti di ogni tipo alle mostre, non essendo individuato come autore. Alcune persone possono reagire negativamente al fatto che non ami mostrarmi. Ma c'è un motivo per cui non lo voglio fare: la
figura è collaterale all'opera. La figura è per le persone pura curiosità. Sono i lavori i protagonisti del mio messaggio. Come Miles Davis scompare di fronte alla sua tromba, io faccio lo stesso dietro ai miei lavori.”


Opiemme+ mrfijodor, Traffic Kills, Huge Cigarette Pack, mixed media, 2007

I social si sono rivelati molto utili per farsi conoscere: “Uso Facebook, che col tempo è diventato una vetrina per farmi conoscere, una sorta di piccolo blog dove inserire più immagini possibili di opere e ispirazioni. Interagisco con i fan, anche se in modo discreto. Sono riuscito a ritagliare occasioni davvero interessanti, facendoli partecipare attivamente alla creazione delle opere stesse: per l’azione La maleducazione uccide in tantissimi avevano inviato immagini sulla fan page.”

Fondamentale per Opiemme è portare una riflessione su atteggiamenti nocivi della nostra società, come in Led by Madness, la svastica di parole esposta a Venezia o in Con la cultura non si mangia, in mostra a The Others 2011, dove cita una frase del nostro ex ministro Giulio Tremonti.

“ L'aspetto sociale è sempre presente nel mio lavoro. E’ stato messo in risalto nella mostra Senza Bandiere, con un parallelismo fra la mancanza di bandiera, di un punto di riferimento, e la mancanza di valori. La poesia è riflessione, le riflessioni sulla contemporaneità portano in fretta verso il sociale e il politico. Non posso scindere dalla mia ricerca questo aspetto, anzi mi coinvolge molto, perchè lo vivo,e la cosa pubblica si deve vivere, con positività e rispetto per tutti, se vogliamo migliori.”



Con la cultura non si mangia, 2011


Miles Davis, 61x141, tempera e cera su legno, 2011


Led by Madness, digital print on canvas, 200x200, 2009

Anche Opiemme ci ha suggerito qualche nome di street artists da non perdere: i torinesi Nox, Luca Ledda, 999. E per quel che riguarda la scena internazionale, lo spagnolo CuelliMangui, il cinese DalEast, e il norvegese Pobel.

Ringraziamo Opiemme per averci dedicato un po’ di tempo e vi lasciamo con le immagini dei suoi ultimi lavori realizzati in Croazia, in agosto. Gli street artist e le loro ispirazioni non vanno mai in vacanza!


 



www.facebook.com/opiemme

www.opiemme.com
FOTO CROAZIA


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