Può la prima serata senza Megavideo e Megaupload essere più avvincente di tutti i film "americani" con i quali il sito si era guadagnato la tredicesima posizione tra i siti web più visitati al mondo?
Se anche voi soffrivate di insonnia e avete seguito su Twitter l'hashtag #Anonymous avete assistito prima di tutto alla chiusura del noto sito di streaming e download di video (alcuni dei quali protetti da Copyright) ad opera dell'FBI. Nonostante i server, il dominio e il proprietario si trovassero al di fuori degli Stati Uniti, l'ente governativo americano ha ritenuto di avere l'autorità di agire.
Il tutto è sembrato una secca risposta guidata dalle multinazionali di Hollywood allo sciopero di internet del 18 gennaio di cui vi avevamo parlato.
Il tutto è sembrato una secca risposta guidata dalle multinazionali di Hollywood allo sciopero di internet del 18 gennaio di cui vi avevamo parlato.
Dopo meno di un'ora Anonymous annuncia che il limite è stato superato: scatta l'attacco alle multinazionali della musica e al governo americano.
Il tam tam su internet parla di oltre 27.000 pc connessi e coordinati che, come abbattono come mosche siti governativi e di multinazionali americane, tra i quali:
riaa.com, Recordin Industry Assosiation of America;
bmi.com, sito internazionale del coyright;
wmg.com, Warner, casa discografica;
universalmusic.com, Universal, casa discografica;
FBI.gov, il nemico numero uno e obiettivo dichiarato della notte.
Pare che Anonymous abbia tentato più volte anche di ripristinare Megavideo, il sito appunto che ha scatenato questa battaglia.
Il difficile per noi utenti sarà affrontare questa seconda serata, la seconda senza Megavideo e la prima dopo quella che è già stata soprannominata: W W W W W (World Wide Web World War).
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